Quanti buoni pasto al mese o al giorno spettano ai dipendenti di un’azienda? E quanti se ne possono cumulare per fare la spesa? Proviamo a capirlo rispondendo ad alcune delle domande più frequenti.
Buoni pasto: quanti al mese
In assenza di una vera e propria mensa aziendale le imprese offrono spesso ai propri dipendenti dei buoni pasto elettronici o cartacei. Si tratta di titoli di pagamento che consentono ai dipendenti e ai titolari di Partita Iva di acquistare generi alimentari e pasti pronti negli esercizi commerciali convenzionati: ristoranti, bar, mense e supermercati. È uno dei benefici aziendali più utilizzati grazie a una normativa fiscale molto vantaggiosa per le aziende. A volte sono previsti dai contratti collettivi di categoria, in altre situazioni invece è l’azienda a offrirli come benefit ai lavoratori. Il valore di ciascun ticket oscilla tra un minimo di circa 2 euro e un massimo di 15.
Secondo l’attuale normativa fiscale (aggiornata alla Legge di Bilancio 2020) i buoni pasto cartacei fino a un importo massimo di 4 euro non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente e sono quindi esenti dal versamento dei contributi INPS. La soglia di esenzione arriva a 8 euro invece per i buoni pasto elettronici o digitali, al fine di incentivare l’uso di strumenti digitali.
Ma quanti buoni pasto al mese spettano a un dipendente? Il numero di ticket che un lavoratore riceve mensilmente è variabile, dipende infatti dai giorni di cui è composto un mese e da quelli effettivamente lavorati. I buoni, infatti, non spettano ai dipendenti in ferie, in permesso, in malattia, in cassa integrazione, aspettativa, sciopero o in congedo parentale volontario.
Vediamo un esempio pratico: se nel mese di marzo che ha 31 giorni ne avremo lavorati 22 e ne avremo preso uno di ferie, avremo diritto a 22 buoni pasto.
Quanti buoni pasto spettano al giorno
Per ogni giorno di lavoro svolto spetterà non più di un buono pasto che sarà esente da tassazione secondo i massimali previsti dalla legge. Se invece un’azienda eroga ai propri dipendenti buoni pasto anche per i giorni non lavorativi, allora questi saranno interamente soggetti a tassazione.
Possono usufruire dei buoni anche:
- i lavoratori per i quali non è contemplata alcuna pausa pranzo, a patto che l’erogazione rispetti le condizioni stabilite dal contratto collettivo di settore o sia estesa a una categoria omogenea di lavoratori.
- le lavoratrici in maternità obbligatoria, anticipata e in congedo per allattamento. Anche in questo caso, i buoni non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente se il loro valore non supera i limiti fissati dalla normativa.
Quanti buoni pasto si possono cumulare
Non esiste un limite ai buoni pasto che si possono accumulare, se non quello imposto dalla data di scadenza che in genere corrisponde con la fine dell’anno solare. Le cose cambiano quando si parla di cumulabilità, cioè la possibilità di usarne più di uno contemporaneamente. La legge in questo caso fissa un limite ben preciso alla quantità di buoni pasto che si possono spendere contemporaneamente, ovvero non più di 8 buoni per ogni acquisto.
Ma tra le limitazioni rientrano anche altri tipi di divieti: non si possono cedere a terzi (non fanno eccezione i familiari del lavoratore che riceve il buono) e non è possibile convertirli in denaro.
Si possono utilizzare buoni pasto sia nei giorni lavorativi che in quelli non lavorativi, ma solo ed esclusivamente per acquistare generi alimentari.
Un buono pasto non dà diritto al resto, quindi è necessario spenderlo per il suo intero valore; tradotto in termini pratici vuol dire che non sempre è conveniente usarne più di uno contemporaneamente.
Immaginiamo ad esempio di dover usare dei buoni pasto dal valore facciale di 6 euro e 50 l’uno durante la pausa pranzo e di aver deciso di pranzare in un ristorante dove la spesa finale ammonterà a 10 euro e 50. In questo caso, pagheremo una parte del pranzo con il buono e quella restante in contanti: utilizzarne due, infatti, non converrebbe visto che non avremmo diritto al resto di 2 euro e 50.
Per un’azienda l’uso dei buoni pasto significa non solo dare sostegno alle famiglie e aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori, ma è anche un modo per dimostrare quanto sia rilevante il welfare aziendale al suo interno.
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