Negli ultimi 40 anni i buoni pasto sono diventati uno dei principali strumenti di welfare aziendale e di employee engagement. Tuttavia, dopo la pandemia e la diffusione di nuovi modelli lavorativi, una delle domande più frequenti è se l’erogazione dei buoni pasto in smart working sia obbligatoria o meno e se l’obbligatorietà cambi tra lavoratori del settore privato e dipendenti della Pubblica Amministrazione. Ecco cosa prevede la normativa e quali sono i vantaggi di cui un’azienda può beneficiare riconoscendo i buoni pasto anche per chi lavora da remoto.
Smart working: buoni pasto sì o no
I buoni pasto sono obbligatori anche in smart working? La domanda è legittima soprattutto dopo che la pandemia ha contribuito a sdoganare il fenomeno dello smart working in Italia, e la risposta è: in alcuni casi sì, in altri no.
Iniziamo prendendo in considerazione il settore privato. Secondo quanto stabilito dal “Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile”, siglato il 7 dicembre 2021 dal Ministero del Lavoro, chi lavora in smart working viene considerato alla stregua di un lavoratore presente in sede. All’articolo 9 del Protocollo si legge infatti: “Ciascun lavoratore agile ha infatti diritto, rispetto ai lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dei locali aziendali, allo stesso trattamento economico e normativo complessivamente applicato, anche con riferimento ai premi di risultato riconosciuti dalla contrattazione collettiva di secondo livello, e alle stesse opportunità rispetto ai percorsi di carriera, di iniziative formative e di ogni altra opportunità di specializzazione e progressione della propria professionalità, nonché alle stesse forme di welfare aziendale e di benefit previste dalla contrattazione collettiva e dalla bilateralità”.
Ne consegne che i buoni pasto sono obbligatori anche in smart working se questa forma di benefit è prevista dal contratto collettivo del settore di riferimento o da un accordo tra azienda e sindacato. Se, invece, l’erogazione dei buoni pasto avviene al di fuori di un accordo sindacale e quindi come iniziativa autonoma da parte dell’azienda, il datore di lavoro non è obbligato a riconoscerli per i giorni in cui il dipendente è in modalità di lavoro agile.
Buoni pasto in smart working per i dipendenti pubblici
Quanto detto fino a ora vale per i lavoratori del settore privato, ma le regole sono diverse per i dipendenti pubblici che lavorano da remoto.
A fornire alcuni chiarimenti è l’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni), nella nota di orientamento applicativo pubblicata il 16 gennaio 2023: nel settore pubblico i lavoratori che usufruiscono del lavoro agile (che non prevede vincoli di orario o luogo) non possono percepire i buoni pasto, mentre possono percepirli i dipendenti pubblici che lavorano da remoto, modalità vincolata dagli stessi limiti di orario presenti in ufficio.
Buoni pasto in smart working: tutti i vantaggi
Per un’azienda l’uso dei buoni pasto significa non solo risparmiare sui costi di gestione di una mensa aziendale, dare sostegno alle famiglie e aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori: è anche un modo per dimostrare quanto sia rilevante il welfare aziendale al suo interno e per migliorare il livello di soddisfazione e di coinvolgimento dei dipendenti.
L’erogazione dei buoni pasto anche in smart working è l’esempio più evidente della necessità da parte del welfare aziendale di adattarsi alle nuove modalità di lavoro sempre più diffuse, oltre ad essere una pratica apprezzata tanto dalle imprese quanto dai lavoratori. I buoni pasto offrono infatti una serie di benefici a entrambe le parti coinvolte, a partire dalla possibilità di garantire equità di trattamento tra dipendenti e collaboratori, aumentando la possibilità di consumare pasti completi ed equilibrati in pausa pranzo, senza vincoli di orario, di fruizione o luogo. Inoltre:
- per il lavoratore si tratta di un sostegno economico esente da tassazione;
- per l’impresa rappresentano la possibilità di risparmiare, migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti e fidelizzarli;
- i buoni pasto incidono positivamente sulla motivazione dei collaboratori esterni, fattore che tende a migliorare la loro prestazione lavorativa;
- la defiscalizzazione (secondo i massimali previsti dalla legge) rende i buoni pasto la soluzione ideale per incoraggiare i consumi delle famiglie nel settore alimentare.
Scopri subito i vantaggi dei buoni pasto Repas, società italiana specializzata nella fornitura di buoni e servizi welfare per aziende pubbliche e private.